dal 18 Giugno al 2 Luglio 2017

VILLA GHIRLANDA SILVA - CINISELLO B. (MI)


dal 27 giugno al 25 luglio 2015

ABBAZIA DI S. MARIA DI PIONA

COLICO (LC)


dal 9 al 20 AGOSTO 2014

Scuole elementari di Bratto

CASTIONE DELLA PRESOLANA - BRATTO


dal 12 al 20 ottobre 2013

Centro Culturale P.P. Pasolini

MUGGIÒ

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De Sphaera

Introduzione al codice “De Sphaera”

Il codice De Sphaera si pone al termine del Medioevo (ca 1470) la cui fine è posta nel 1492 con la scoperta dell’America. Dal punto di vista storico siamo anche all’inizio del Rinascimento, ma da quello scientifico e, soprattutto, astronomico la condizione medioevale è ancora pesantemente presente.

Le osservazioni e le nuove scoperte sono quasi assenti e vige la concezione geocentrica, ben definita dalla teoria tolemaica che col suo complicato sistema di epicicli (cerchi su cui si muovono gli “astri vaganti”) e deferenti (cerchi descritti dai centri degli epicicli) descrive il moto apparente dei pianeti, della Luna e del Sole. La sfera di stelle fisse delimita poi tutto l’Universo visibile.

Le origini

Il De Spherae riccamente dipinto qui presentato, bellissimo codice astronomico del Rinascimento, trae spunto da un manuale accademico redatto nel 1230 da Giovanni Sacrobosco, alias John Holywood, lo studioso e monaco nato in Gran Bretagna, formatosi a Oxford e divenuto professore di matematica e astronomia a Parigi.

Nel Medioevo il Tractatus de Sphaera di Sacrobosco, detto anche De sphaera mundi, è il trattato astronomico più diffuso, riprodotto e commentato. Si basa sulle dottrine di Tolomeo e Aristotele e approfondisce quattro argomenti: la struttura generale dell’universo, le sfere celesti, la rotazione giornaliera del cielo e le zone climatiche, i pianeti e le eclissi.

La Terra è rappresentata a forma sferica, al centro dell'universo, il quale è a sua volta concepito come sferico e suddiviso in nove cieli concentrici, ordinati in base alla distanza dalla Terra: i cieli della Luna, di

Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, poi il cielo delle stelle fisse e infine quello detto ‘primo mobile’, il primo a muoversi e altresì il trasmettitore del movimento a tutti gli altri otto cieli sottostanti.

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